C. è un ragazzo giovanissimo e sensibile, due occhi azzurri profondi e gentili. Appena entra in casa si scambia un sorriso con nostra figlia Bianca, che in silenzio va a prendere le costruzioni, gliele mette vicino ai piedi, e insieme si siedono per terra a giocare con gioia.
C. ci racconta che è un ottimo giocatore di calcio, tanto che stava per iniziare a praticarlo a livello professionale. Ma durante un anno trascorso a Londra, cercando un lavoro per avere qualche entrata economica, ne ha trovato uno come assistente ai disabili: da quel momento ha compreso di aver trovato la sua missione nella vita e vi si è dedicato completamente, abbandonando la carriera nel calcio.
C. è anche appassionato di cucina! Ha iniziato a cucinare a 14 anni quando, tornando da scuola affamato, cominciò a sperimentare un po’ di ricette, perchè non aveva voglia di accontentarsi di merendine o spuntini preconfezionati.
Arriva in Italia per vacanza, ma anche per partecipare al festival Terra Madre a Torino, dove si svolgono molto interessanti workshops, e C. si è iscritto a quelli di panificazione e gelateria.
Ci racconta inoltre che in Piemonte, a Bra per l’esattezza, esiste un’università dedicata al cibo! Non ne sapevamo assolutamente niente, allora mi informo meglio e scopro che questa università, che ospita studenti provenienti da tutto il mondo, è nata da Slow food, un’associazione internazionale no profit impegnata a ridare valore al cibo nel rispetto di persone, ambiente e tradizioni locali. E anche i corsi universitari promuovono questi principi.
Durante la preparazione dei pasti C. osserva ogni mia mossa, scrivendo sul suo diario di viaggio le cose che ha trovato più interessanti, dalla farina di ceci per fare la frittata, alla modalità di preparazione dei “friarielli”, peperoni piccoli lunghi che si cuociono interi, tipici del sud Italia.
Portiamo C. con noi a vedere Suvereto, un delizioso borgo medievale che rientra nella lista dei Borghi più belli d’Italia, e che lo lascia incantato.
Nella semplice quotidianità del breve tempo trascorso con C., abbiamo sentito una grande affinità con lui. Quando parte ci invita, se un giorno andremo in Germania, a farglielo sapere perchè, in qualsiasi zona andremo, lui verrà a salutarci! E con un abbraccio salutiamo quei profondi occhi di cielo.
Cosa cambierò nella mia vita ispirandomi a C.
Ho deciso di avvicinarmi un pò di più al mondo delle disabilità attraverso storie di persone che, nonostante tutto, sono riuscite a realizzare grandi cose, anche quando tutti dicevano loro che era impossibile. E, pur sapendo che è un mondo pieno di aspetti da comprendere, ho intanto trovato un libro che sembra molto interessante: “E li chiamano disabili. Storie di vite difficili coraggiose stupende”, di Candido Cannavò.
Questo libro è di grande ispirazione, l’autore e giornalista ha intervistato numerose persone che hanno disabilità dalla nascita oppure a causa di incidenti o problemi di salute capitati successivamente. Persone con una forza di volontà e una voglia di vivere incredibili, una capacità di lottare e conquistarsi la propria vita che noi cosiddetti “normali” molto spesso non riusciamo a tirare fuori. Personaggi così belli che mi viene voglia di conoscerli di persona, e magari chissà, in futuro potrebbe accadere. Intanto mi faccio trascinare da questa ondata di grinta e passione, pensando che a volte, quando avendo tutto ci buttiamo giù per cose di poco conto adagiandoci nel lamento inconcludente, i veri disabili siamo noi…